Corea del Nord, Libia, Iraq, Siria: sono alcune delle località ad alto rischio dove nessuna agenzia di viaggio vi proporrebbe di andare in vacanza. Eppure sono alcune delle mete offerte dall’agenzia Soviet Tours per clienti pronti ad affrontare rischi ed avventura pur di vedere luoghi lontani dal turismo di massa.
Specializzata soprattutto nell’ex Unione Sovietica (c’è un viaggio “estremo” nella zona contaminata dalle radiazioni di Chernobyl, un tour negli ex gulag in Siberia), il catalogo proposto dall’agenzia offre anche mete remote, teatro di conflitti più o meno assopiti, come il Donbass in Ucraina, la Cecenia, l’Ossezia, la Libia e la Siria. La sede è a Belino ma il fondatore è un trentenne fotoreporter livornese, Gianluca Pardelli, che dopo aver fotografato i conflitti di mezzo mondo ha deciso di portarci i turisti. Continua a leggere
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“Continuiamo a sperare di rivedere Paolo vivo”
Sono trascorsi quattro anni da quando il gesuita italiano Paolo Dall’Oglio responsabile del monastero di Deir Mar Mousa è scomparso in Siria. Abbiamo incontrato Francesca, la sorella, che con tutta la famiglia continua a sperare di rivederlo vivo prima o poi.
Sono quattro anni molto, molto lunghi per noi, con notizie altalenanti ora che ci danno speranza ora che ci levano ogni speranza, noi però continuiamo a sperare perché di notizie certe non c’è nulla sulla sorte di Paolo è noi continuiamo a sperare perché…. c’è una una fiducia nella provvidenza. Questo è un mondo in guerra con tante persone scomparse e a volte si hanno notizie dopo parecchi anni, noi come famiglia continuiamo ad avere la speranza che Paolo sia vivo e che possa tornare tra di noi. Continua a leggere
Auguri ad un padre di cui non so il nome
“I cristiani resisteranno nonostante tutto”
“Il Medioriente come lo conoscevamo non esiste più e non so cosa ci sarà dopo. Certo bisognerà ricostruire la fiducia tra cristiani e musulmani e non sarà una cosa facile. Ma è necessario farlo”. Padre Pierbattista Pizzaballa è uno di quei frati che parla in modo semplice e che affronta incredibili difficoltà come se nulla fosse. E’ il Custode di Terra Santa, responsabile dei cristiani in Medioriente. Vive a Gerusalemme ma si sposta tra Iraq e Siria dovunque la guerra minacci fedeli, sacerdoti, chiese e monasteri.
“Ad Aleppo” – racconta – “cristiani e musulmani contano i morti ciascuno per conto proprio, secondo la fede di appartenenza. Questo dimostra che non c’è più fratellanza, che ogni rapporto è da ricostruire”. Lo incontro a Roma dove è venuto per parlare di quanto sta accadendo ad un affollatissimo incontro organizzato dalla fondazione Avsi e dalla rivista Oasis. Continua a leggere
“Al freddo, in tende di fortuna”
“E’ arrivata la prima neve sugli altopiani e migliaia di persone sono al gelo, in tende fatte di teli e cartone”. Da Cornate d’Adda nella Brianza Chiara Nava è arrivata ai confini della Siria per aiutare i profughi in fuga dalla guerra. Settecentomila in Giordania, un milione e settecentomila in Libano. “Stiamo portando coperte, abiti caldi e stufe” ci racconta “ma le persone sono sparse ovunque, fuori dalle città, in accampamenti di fortuna e le temperature sono sempre più basse”. Continua a leggere
Siria: “La finta strage del pane”
“Ho visto una delle stragi del pane ad Halfaya, a sud di Aleppo. In realtà mi è sembrato tutto preparato, una messa in scena. I ribelli mettevano i pezzi di pane nelle pozze di sangue per fare le riprese televisive e dare la colpa al regime. Secondo me non c’era neppure stato un bombardamento aereo, ma una bomba piazzata all’interno della panetteria”. Ha pochi dubbi Danilo Calogiuri, fotografo leccese di 31 anni, che in Siria ha trascorso due mesi: quella che ha visto era una delle tante operazioni di disinformazione in atto nel paese in guerra. Ex militare dei “Combat Camera Team” dell’esercito italiano ora Danilo lavora per Whiroo photo. Le sue immagini sono state pubblicate da molti giornali, a cominciare dal New York Times. Continua a leggere
Il dramma dei 30 giornalisti spariti in Siria
Sono più di trenta attualmente i giornalisti “scomparsi” o “dispersi” in Siria e di questi una decina sono stranieri. Il conflitto siriano che è già stato tra i più sanguinosi della storia per i reporter e i fotografi con 45 morti (fonte Comitato internazionale per la protezione dei giornalisti), basti ricordare i nomi di Gilles Jacquier, Remi Ochlik, Mohamed al-Mesalma, Mika Yamamoto e Marie Colvin, vede anche un record senza precedenti di sequestri. I gruppi armati ormai fuori controllo spesso tengono prigionieri gli inviati internazionali per lunghi mesi prima di dare un segno che siano ancora in vita per trattare da un posizione di vantaggio psicologico. Continua a leggere