“Mi sono nascosto nel bosco, mio fratello è corso dalla parte sbagliata”: il racconto di un sopravvissuto del Nova Music Festival

Gal Dalal sopravvissuto attacco 7 ottobre

“Quando sono caduti i primi razzi abbiamo iniziato a correre tutti verso le nostre auto. All’uscita del parcheggio però si è creato un gigantesco ingorgo. A quel punto sono cominciati gli spari, tutto intorno e sempre più vicini”. Comincia così il drammatico racconto di Dal Galal, tornato per la prima volta a Rei’im nel luogo dove si trovava assieme al fratello Gail il 7 ottobre durante il Nova Music Festival al momento dell’assalto dei terroristi di Hamas. “A quel punto” mi racconta con ancora la paura negli occhi “sono sceso dalla mia macchina e ho cominciato correre verso il bosco. Mio fratello invece che era in un’altra auto con alcuni amici è corso dalla parte sbagliata. Dal mio nascondiglio lo chiamavo sul telefono ma non rispondeva. Quando sono uscito ho scoperto che Hamas aveva già diffuso il video del suo rapimento”. 

Da quel giorno Gail è in ostaggio, assieme ad altri 130 uomini e donne, a Gaza e Gal non si da pace. “Mio fratello è un civile innocente, ha appena 21 anni, non ha mai fatto male a nessuno. E’ solo un ragazzo che ama la vita e la musica. Non può essere usato come una moneta di scambio. Deve poter tornare a casa.”

Qui l’intervista

Libia: il documento che minaccia la missione italiana

Mentre l’Italia si prepara all’invio di una missione navale per assistere la guardia costiera libica nella lotta all’immigrazione clandestina, come richiesto dal Premier di tripoli Al Serraj, il parlamento di Tobruk che sostiene invece il suo antagonista, il generale Haftar leader nella Cirenaica, approva un duro documento in cui chiede alle forze armate libiche di proteggere la sovranità nazionale da ogni violazione e considera la missione italiana un pretesto per un intervento in Libia. Continua a leggere

“Continuiamo a sperare di rivedere Paolo vivo”

Sono trascorsi quattro anni da quando il gesuita italiano Paolo Dall’Oglio responsabile del monastero di Deir Mar Mousa è scomparso in Siria. Abbiamo incontrato Francesca, la sorella, che con tutta la famiglia continua a sperare di rivederlo vivo prima o poi.

Sono quattro anni molto, molto lunghi per noi, con notizie altalenanti ora che ci danno speranza ora che ci levano ogni speranza, noi però continuiamo a sperare perché di notizie certe non c’è nulla sulla sorte di Paolo è noi continuiamo a sperare perché…. c’è una una fiducia nella provvidenza. Questo è un mondo in guerra con tante persone scomparse e a volte si hanno notizie dopo parecchi anni, noi come famiglia continuiamo ad avere la speranza che Paolo sia vivo e che possa tornare tra di noi. Continua a leggere

Lo Yemen ai tempi del colera

Un ospedale dello Yemen. Copyright Watchlist.org – Laura Silvia Battaglia


Diciassette milioni di persone alla fame, una delle carestie peggiori al mondo, 60 mila persone colpite da un’epidemia di colera, diecimila morti nei combattimenti. Lo Yemen è in ginocchio eppure in Italia si parla pochissimo di questo paese in guerra, un conflitto che coinvolge molti paesi arabi e alcune delle mete turistiche più belle del pianeta. “Anche mio zio è finito in ospedale per l’epidemia di colera” ci racconta Laura Silvia Battaglia, una delle giornalista più esperte di Yemen, corrispondente da Sanaa per diverse testate internazionali.

Laura l’ultima volta sei stata nello Yemen a febbraio. Quale situazione hai trovato?

Il Paese è in una devastante crisi umanitaria. In particolar modo il Nord, a causa del blocco commerciale, di beni e di passeggeri sull’aeroporto di Sana’a e sul porto di Hodeida. Continua a leggere

La Turchia, Erdogan, il terrorismo e il rischio dittatura

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Diversi attentati negli ultimi mesi, poi la strage di Capodanno ad Istanbul. La Turchia è sotto attacco. Ne parliamo con Marta Ottaviani, per anni corrispondente da Istanbul e autrice del libro “Il Reis. Come Erdoğan ha cambiato la Turchia” (Textus Edizioni) che ripercorrendo la storia del Paese fino ai giorni nostri si incentra sulla controversa figura del presidente Recep Erdogan. Continua a leggere

“In Libia l’Italia sta sbagliando”. Intervista ad Ali Qatrani, vice premier libico

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“I rappresentanti delle Nazioni Unite e l’Italia stanno commettendo un grave errore in Libia. Hanno cercato di raggiungere un accordo politico unitario senza tenere conto della parte orientale, la Cirenaica, mentre consentono agli islamisti di tornare al governo. Questo non lo accetteremo mai”. Ali Qatrani è il vice premier del Governo di unita’ nazionale libico sostenuto dall’Onu e dalla comunità internazionale guidato da Al Serraj, ma in realtà non ha messo da mesi piede a Tripoli. E’ il rappresentante della Cirenaica nel complesso mosaico su cui si regge l’esecutivo, ma è considerato un falco e l’uomo più vicino al generale (ora maresciallo) Haftar, il militare che a capo dell’ esercito nazionale libico con l’appoggio del Parlamento di Tobruk, vuole riunificare il paese e scacciare gli islamisti. Lo intervistiamo, tra eccezionali misure di sicurezza, a Roma dove ha incontrato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Continua a leggere

“La guerra sulla pelle”: le foto di Erik Messori in mostra a Belfast

Independent on my Skin

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Jimmy (46) - Belfast - La lotta delle donne nel carcere di Armagh, una rappresentazione della madre prima del carcere e poi di quanto fragile fosse quando fu rilasciata due anni dopo. In prigione due volte, ferito tre volte durante i disordini negli anni '90.

Per decenni la guerra tra IRA e militari britannici in Irlanda del Nord è stata sulle prime pagine dei giornali mondiali. Poi è arrivata una tregua, mai firmata, e non se ne parla più. Sotto la cenere però il fuoco indipendentista arde ancora e il fotografo italiano Erik Messori per due anni e mezzo è stato nei luoghi segreti dell’IRA tra i protagonisti di quelle pagine di storia e sangue per raccontarlo. Le sue straordinarie fotografie (dal titolo “Indipendence on the skin”) vengono esposte alla Red Barn Gallery di Belfast dal 4 febbraio al 23 aprile. Ne abbiamo parlato con l’autore Erik Messori, fotoreporter che lavora per le più importanti riviste internazionali, pluripremiato e tra i fondatori del collettivo CAPTA, nato da poco ma già emergente nel panorama fotografico italiano.
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“I cristiani resisteranno nonostante tutto”


“Il Medioriente come lo conoscevamo non esiste più e non so cosa ci sarà dopo. Certo bisognerà ricostruire la fiducia tra cristiani e musulmani e non sarà una cosa facile. Ma è necessario farlo”. Padre Pierbattista Pizzaballa è uno di quei frati che parla in modo semplice e che affronta incredibili difficoltà come se nulla fosse. E’ il Custode di Terra Santa, responsabile dei cristiani in Medioriente. Vive a Gerusalemme ma si sposta tra Iraq e Siria dovunque la guerra minacci fedeli, sacerdoti, chiese e monasteri.
“Ad Aleppo” – racconta – “cristiani e musulmani contano i morti ciascuno per conto proprio, secondo la fede di appartenenza. Questo dimostra che non c’è più fratellanza, che ogni rapporto è da ricostruire”. Lo incontro a Roma dove è venuto per parlare di quanto sta accadendo ad un affollatissimo incontro organizzato dalla fondazione Avsi e dalla rivista Oasis. Continua a leggere

Gli eroi del treno e il filo rosso con l’11 settembre

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Spencer, Alek, Anthony e Chris, i tre amici americani, due militari e uno studente, e il signore britannico loro vicino di posto, che hanno bloccato il terrorista che stava per compiere un massacro sul treno ad alta velocità Amsterdam Parigi sono degli eroi. Con la loro decisione di mettere a rischio la propria vita per cercare di immobilizzare l’uomo armato che avanzava nel vagone hanno salvato tutti gli altri passeggeri. Sono stati premiati con la “Legion d’onore” dal presidente francese Hollande, ma il loro gesto non è il primo e il loro esempio viene da lontano. Continua a leggere

I misteri delle stragi di Sousse e del Bardo

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Gli attentati di marzo al Museo Bardo (22 morti) di Tunisi e quello di giugno sulla spiaggia dell’hotel Riu Maharba di Sousse (38 vittime) sono collegati tra loro. Ne sono ormai certi gli investigatori britannici che assieme alla polizia tunisina stanno svolgendo le indagini. Non viene però rivelato il nesso tra le due stragi. Fin’ora oltre 150 persone sono state arrestate ma di queste solo una quindicina sembrano direttamente coinvolte nei due attentati.
Dopo aver visionato 370 fotografie e video ripresi durante l’assalto di Sousse e ascoltato 450 testimoni, la polizia britannica è arrivata ad alcune certezze su quanto accaduto, gli stessi elementi che diversi testimoni ci avevano riferito a Sousse subito dopo l’attentato. Continua a leggere