La catastrofe della guerra dimenticata da tutti

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Noi giornalisti usiamo spesso il termine guerra “dimenticata” per indicare i molti conflitti nel mondo di cui si parla poco, in particolare sui media italiani. Soprattutto in periodo di Pandemia. Eppure secondo l’UNHCR la più grave catastrofe umanitaria dei nostri tempi sta andando avanti nel quasi totale silenzio internazionale da sei anni. La guerra nello Yemen ha costretto oltre 4 milioni di persone ad abbandonare le proprie case e sono oggi sfollate all’interno del paese, mentre 16 milioni di bambini e donne sono alla fame e senza medicinali. Il numero delle vittime non è calcolabile con precisione.

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Auguri ad un padre di cui non so il nome

Vorrei mandare i miei auguri per la festa del papà ad un padre di cui non conosco il nome. Lo ho fotografato lo scorso settembre, eravamo al confine tra Ungheria e Austria e lui è arrivato con il suo bimbo sulle spalle che dormiva stremato dopo ore di cammino sotto la pioggia e al freddo. So solo che quest’uomo arrivava dalla Siria, e immagino che abbia deciso di affrontare un viaggio pericoloso lasciandosi alle spalle la sua casa, la sua comunità, i suoi amici, le sue sicurezze per affrontare una vita nuova soprattutto per suo figlio. Una decisione con una… Continua a leggere


“Al freddo, in tende di fortuna”

“E’ arrivata la prima neve sugli altopiani e migliaia di persone sono al gelo, in tende fatte di teli e cartone”. Da Cornate d’Adda nella Brianza Chiara Nava è arrivata ai confini della Siria per aiutare i profughi in fuga dalla guerra. Settecentomila in Giordania, un milione e settecentomila in Libano. “Stiamo portando coperte, abiti caldi e stufe” ci racconta “ma le persone sono sparse ovunque, fuori dalle città, in accampamenti di fortuna e le temperature sono sempre più basse”. Continua a leggere



“Io nel convoglio di donne e bambini sotto attacco”

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“In quei momenti bisogna mettere da parte la paura e aiutare le persone che hanno bisogno” racconta Giuseppe Linardi, 28 anni, di Mantova, Emergency Response Coordinator dell’organizzazione Intersos, che nella Repubblica Centroafricana si trovava a bordo di un convoglio con oltre mille sfollati attaccato da uomini armati nei giorni scorsi.

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Quel che ho visto nel baratro del Sud Sudan

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“Se usciamo da qui ci uccidono tutti, uomini, donne e bambini” mi spiega con gli occhi grandi della paura un ragazzo. Sulla fronte ha le tipiche cicatrici segno di riconoscimento delle tribù Nuer ed è terrorizzato come le decine di migliaia che hanno cercato scampo qui nella base delle Nazioni Unite a Juba, capitale di uno sfortunato Sud Sudan. Venerdì un altro campo dell’Onu a Bor pieno di rifugiati è stato attaccato con decine di morti. Quello che è in corso in questa terra d’Africa dimenticata somiglia sempre più ad un genocidio che nessuno sembra in grado di fermare. Questo il racconto del viaggio assieme ai volontari dell’Avsi in un Sud Sudan sull’orlo della catastrofe. Continua a leggere



“Il bambino soldato morto tra le mie braccia”

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Le fotografie di Alessandra Napoleone a Bangui


“Ogni giorno ci portano bambini colpiti da proiettili o feriti a colpi di machete”. E’ un racconto drammatico quello di Alessandra Napoleone, medico anestesista e rianimatore dell’ospedale Brotzu di Cagliari che per Emergency è appena andata in missione nella Repubblica Centroafricana, paese piombato in una guerra civile che rischia di trasformarsi in genocidio nel silenzio generale. Alessandra, madre di due figli, non è alla sua prima esperienza in zone di crisi, ma è rimasta profondamente colpita da quanto accade a Bangui, capitale del paese. In particolare non riesce a non pensare alla morte di un bambino soldato tra le sue braccia. Continua a leggere