Mentre l’Italia si prepara all’invio di una missione navale per assistere la guardia costiera libica nella lotta all’immigrazione clandestina, come richiesto dal Premier di tripoli Al Serraj, il parlamento di Tobruk che sostiene invece il suo antagonista, il generale Haftar leader nella Cirenaica, approva un duro documento in cui chiede alle forze armate libiche di proteggere la sovranità nazionale da ogni violazione e considera la missione italiana un pretesto per un intervento in Libia. Continua a leggere
“Continuiamo a sperare di rivedere Paolo vivo”
Sono trascorsi quattro anni da quando il gesuita italiano Paolo Dall’Oglio responsabile del monastero di Deir Mar Mousa è scomparso in Siria. Abbiamo incontrato Francesca, la sorella, che con tutta la famiglia continua a sperare di rivederlo vivo prima o poi.
Sono quattro anni molto, molto lunghi per noi, con notizie altalenanti ora che ci danno speranza ora che ci levano ogni speranza, noi però continuiamo a sperare perché di notizie certe non c’è nulla sulla sorte di Paolo è noi continuiamo a sperare perché…. c’è una una fiducia nella provvidenza. Questo è un mondo in guerra con tante persone scomparse e a volte si hanno notizie dopo parecchi anni, noi come famiglia continuiamo ad avere la speranza che Paolo sia vivo e che possa tornare tra di noi. Continua a leggere
“Vi racconto la guerra nel cuore dell’Europa”
Dal 2014 nell’Ucraina orientale, nel cuore dell’Europa, è in corso una guerra di cui si parla molto poco. Fabio Polese giornalista e fotografo freelance nato nel 1984 a Perugia ha realizzato reportage in diverse zone calde del mondo, Irlanda del Nord, Birmania, Thailandia, Cambogia e Vietnam, Bangladesh, Kosovo, Libano. Da poco è tornato dall’Ucraina dove ha documentato un conflitto che continua nel quasi totale silenzio.
Quale è la situazione che hai trovato in Ucraina? Si combatte ancora?
In Donbass, nonostante se ne parli molto poco e nonostante gli accordi di Minsk dovrebbero garantire una tregua, la guerra continua a fare morti e feriti. Sono stato con i miliziani filorussi nelle prime linee del fronte a Kominternovo e Zaitsevo, dove gli scontri e i bombardamenti sono all’ordine del giorno, documentando sia la situazione militare, sia quella in cui sono costretti a vivere i civili. Ho raccolto tante storie di sofferenza, ma anche di coraggio, orgoglio e di speranza per un futuro migliore. Continua a leggere
Lo Yemen ai tempi del colera
Diciassette milioni di persone alla fame, una delle carestie peggiori al mondo, 60 mila persone colpite da un’epidemia di colera, diecimila morti nei combattimenti. Lo Yemen è in ginocchio eppure in Italia si parla pochissimo di questo paese in guerra, un conflitto che coinvolge molti paesi arabi e alcune delle mete turistiche più belle del pianeta. “Anche mio zio è finito in ospedale per l’epidemia di colera” ci racconta Laura Silvia Battaglia, una delle giornalista più esperte di Yemen, corrispondente da Sanaa per diverse testate internazionali.
Laura l’ultima volta sei stata nello Yemen a febbraio. Quale situazione hai trovato?
Il Paese è in una devastante crisi umanitaria. In particolar modo il Nord, a causa del blocco commerciale, di beni e di passeggeri sull’aeroporto di Sana’a e sul porto di Hodeida. Continua a leggere
“Qualcuno cerca di impedire la stabilizzazione della Libia”. Intervista al nostro ambasciatore a Tripoli
Tentato golpe, accuse all’Italia di occupazione militare, notizie e smentite dalla Libia nel caos. Abbiamo intervistato l’ambasciatore italiano Giuseppe Perrone rientrato a Tripoli da pochi giorni
Ambasciatore qual è oggi la situazione a Tripoli?
La situazione è di normalità anche ieri al situazione era normale, la città andava avanti. Ci sono stati tentativi di ingresso di uomini armati in alcuni edifici ma tutto introno non c’era alcun segno di scontro o di violenza. Direi che la situazione prosegue nella normalità. Più che altro i tentativi di ieri hanno avuto rilevanza mediatica perché si sta combattendo una guerra mediatica. C’è chi vuole accreditare un messaggio piuttosto che un altro, e cosi si rincorrono notizie che non hanno un riscontro concreto nei fatti. Continua a leggere
La Turchia, Erdogan, il terrorismo e il rischio dittatura
Diversi attentati negli ultimi mesi, poi la strage di Capodanno ad Istanbul. La Turchia è sotto attacco. Ne parliamo con Marta Ottaviani, per anni corrispondente da Istanbul e autrice del libro “Il Reis. Come Erdoğan ha cambiato la Turchia” (Textus Edizioni) che ripercorrendo la storia del Paese fino ai giorni nostri si incentra sulla controversa figura del presidente Recep Erdogan. Continua a leggere
“In Libia l’Italia sta sbagliando”. Intervista ad Ali Qatrani, vice premier libico
“I rappresentanti delle Nazioni Unite e l’Italia stanno commettendo un grave errore in Libia. Hanno cercato di raggiungere un accordo politico unitario senza tenere conto della parte orientale, la Cirenaica, mentre consentono agli islamisti di tornare al governo. Questo non lo accetteremo mai”. Ali Qatrani è il vice premier del Governo di unita’ nazionale libico sostenuto dall’Onu e dalla comunità internazionale guidato da Al Serraj, ma in realtà non ha messo da mesi piede a Tripoli. E’ il rappresentante della Cirenaica nel complesso mosaico su cui si regge l’esecutivo, ma è considerato un falco e l’uomo più vicino al generale (ora maresciallo) Haftar, il militare che a capo dell’ esercito nazionale libico con l’appoggio del Parlamento di Tobruk, vuole riunificare il paese e scacciare gli islamisti. Lo intervistiamo, tra eccezionali misure di sicurezza, a Roma dove ha incontrato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Continua a leggere
“Quanto è diventato difficile fare il peacekeeper”
Andrea Angeli, marchigiano, professione “peacekeeper” per le Nazioni Unite, negli ultimi 30 anni è stato in prima linea in tutti i paesi dove ci fosse una crisi in corso. Portavoce delle principali missioni internazionali, dalla Bosnia al Kosovo, dall’Iraq all’Afghanistan. Qui negli ultimi due anni è stato “political adviser” per la Nato. Prima è stato al fianco del sottosegretario agli esteri Staffan de Mistura per cercare di risolvere la complicata vicenda dei due marò. Dopo “Professione peacekeeper” (2005) e “Senza pace” (2011) esce in questi giorni il suo terzo libro, “Kabul – Roma, andata e ritorno (via Delhi)” (Rubettino editore 2016). Lo abbiamo incontrato e intervistato. Continua a leggere
Auguri ad un padre di cui non so il nome
Vorrei mandare i miei auguri per la festa del papà ad un padre di cui non conosco il nome. Lo ho fotografato lo scorso settembre, eravamo al confine tra Ungheria e Austria e lui è arrivato con il suo bimbo sulle spalle che dormiva stremato dopo ore di cammino sotto la pioggia e al freddo.
So solo che quest’uomo arrivava dalla Siria, e immagino che abbia deciso di affrontare un viaggio pericoloso lasciandosi alle spalle la sua casa, la sua comunità, i suoi amici, le sue sicurezze per affrontare una vita nuova soprattutto per suo figlio. Una decisione con una responsabilità enorme: il viaggio via terra e poi via mare dalla Siria alla Turchia e poi alla Grecia e via Macedonia fino in Ungheria è carico di pericoli e insidie. Quasi ogni giorno il mare Egeo strappa la vita a tanti bambini.
Quando dopo lunghi giorni di cammino, di notti all’addiaccio, di polizia brutale e di spietati trafficanti di uomini, quando è arrivato finalmente al confine austriaco e ha visto aprirsi le porte della strada verso l’Europa, questo padre ha sorriso, nonostante la fatica, la fame, il freddo. E quando i volontari gli hanno offerto vestiti, scarpe, coperte, lui ha preso solo dell’acqua e rifiutato ogni altra cosa. Ringraziando ha detto: “lasciate queste cose per gli altri che stanno arrivando dietro di me e che ne hanno più bisogno”.
Non so altro di questo padre. Spero sia una persona onesta, venuta per lavorare e mandare suo figlio a scuola. Spero che riesca a diventare un cittadino modello in questa Europa che certo non può accogliere, trovare lavoro e garantire lo stato sociale a tutti, ma che non può neppure voltarsi dall’altra parte e far finta di niente. A questo padre e al suo bambino auguro davvero di trovare un futuro migliore.
Una richiesta di aiuto dall’Etiopia
La siccità che sta colpendo l’Etiopia secondo l’Onu è la peggiore degli ultimi trenta anni. I raccolti sono andati perduti, migliaia di capi di bestiame deceduti e milioni di bambini sono a rischio. Roberto Rabattoni, verbanese, fondatore nel 1983 del Centro Aiuti per l’Etiopia, è in prima linea nelle zone più colpite. Continua a leggere