La guerra “interiore” di un giornalista in Ucraina

Ci sono cose che non raccontiamo nei nostri servizi, reportage, racconti. Ma che restano appiccicate all’anima e che non riesci a lavare via“.

Così scrive Cristiano Tinazzi in un passaggio del suo libro “Tutto questo dolore” (Paesi Edizioni), romanzo introspettivo di un reporter sul campo in Ucraina. Conosco Cristiano da anni e nei nostri incontri non si era mai “aperto” sui propri travagli interiori che lo hanno accompagnato per anni in ogni trasferta e lo spingevano a ripartire il più presto possibile. L’armatura che indossava è venuta meno.

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“Non fate finta di non vedere quello che sta accadendo nel mio paese”. Lo scrittore Alidad Shiri con l’UNHCR per l’Afghanistan

La popolazione afghana allo stremo

 

L’appello è accorato. Viene da chi con un viaggio rischioso ha abbandonato 17 anni fa il suo paese. Aveva appena 14 anni all’epoca Alidad Shiri, fuggito da solo da Gazni in Afghanistan e arrivato a Venezia nascosto sotto ad un Tir sbarcato dalla Grecia. Ora è un giornalista e su quella fuga ha scritto un libro  “Via dalla pazza guerra” (HarperCollins).

“Temo che tantissimi ragazzi saranno costretti a fuggire di nuovo dall’Afghanistan” mi spiega “ma soprattutto che nei prossimi mesi molti muoiano di fame e stenti se l’Occidente non li aiuta”. Alidad lancia il suo appello assieme all’UNHCR con la campagna di raccolta fondi “Non lasciamoli soli”. E spiega perché è necessario aiutare subito gli afghani, non i talebani al potere, e perché ci sono motivi per restare ottimista.

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“Continuiamo a sperare di rivedere Paolo vivo”

Sono trascorsi quattro anni da quando il gesuita italiano Paolo Dall’Oglio responsabile del monastero di Deir Mar Mousa è scomparso in Siria. Abbiamo incontrato Francesca, la sorella, che con tutta la famiglia continua a sperare di rivederlo vivo prima o poi.

Sono quattro anni molto, molto lunghi per noi, con notizie altalenanti ora che ci danno speranza ora che ci levano ogni speranza, noi però continuiamo a sperare perché di notizie certe non c’è nulla sulla sorte di Paolo è noi continuiamo a sperare perché…. c’è una una fiducia nella provvidenza. Questo è un mondo in guerra con tante persone scomparse e a volte si hanno notizie dopo parecchi anni, noi come famiglia continuiamo ad avere la speranza che Paolo sia vivo e che possa tornare tra di noi. Continua a leggere



Lo Yemen ai tempi del colera

Un ospedale dello Yemen. Copyright Watchlist.org – Laura Silvia Battaglia


Diciassette milioni di persone alla fame, una delle carestie peggiori al mondo, 60 mila persone colpite da un’epidemia di colera, diecimila morti nei combattimenti. Lo Yemen è in ginocchio eppure in Italia si parla pochissimo di questo paese in guerra, un conflitto che coinvolge molti paesi arabi e alcune delle mete turistiche più belle del pianeta. “Anche mio zio è finito in ospedale per l’epidemia di colera” ci racconta Laura Silvia Battaglia, una delle giornalista più esperte di Yemen, corrispondente da Sanaa per diverse testate internazionali.

Laura l’ultima volta sei stata nello Yemen a febbraio. Quale situazione hai trovato?

Il Paese è in una devastante crisi umanitaria. In particolar modo il Nord, a causa del blocco commerciale, di beni e di passeggeri sull’aeroporto di Sana’a e sul porto di Hodeida. Continua a leggere



“Io rapita come schiava dell’ISIS”

“Ero al mio villaggio con la mia famiglia quando sono arrivati i miliziani dello Stato Islamico. Hanno separato le donne dagli uomini e quella è stata l’ultima volta che ho visto mio marito”
Incontro Amsha (nome di fantasia scelto da lei) 19 anni, in un luogo segreto vicino a Dohuk, nel Kurdistan a nord dell’Iraq a circa 80 chilometri da Mosul, capitale irachena del Califfato. La ragazza racconta con lucidità come è finita tra le schiave sessuali dell’Isis. Continua a leggere



“Al freddo, in tende di fortuna”

“E’ arrivata la prima neve sugli altopiani e migliaia di persone sono al gelo, in tende fatte di teli e cartone”. Da Cornate d’Adda nella Brianza Chiara Nava è arrivata ai confini della Siria per aiutare i profughi in fuga dalla guerra. Settecentomila in Giordania, un milione e settecentomila in Libano. “Stiamo portando coperte, abiti caldi e stufe” ci racconta “ma le persone sono sparse ovunque, fuori dalle città, in accampamenti di fortuna e le temperature sono sempre più basse”. Continua a leggere



Il potere dei narcos in Afghanistan

L’Afghanistan si avvia a diventare un “Narco-Stato”: le piantagioni di oppio raggiungeranno quest’anno i 250 mila ettari, quasi il doppio rispetto ai 138 mila di appena quattro anni fa, superando così le aree di produzione di coca di tutto il Sud America. Il paese asiatico produce ormai l’85 per cento dell’eroina mondiale, con un giro d’affari da oltre tre miliardi di dollari. Continua a leggere



Addio Camille, fotoreporter uccisa a 26 anni in Africa

Questo articolo è dedicato ad una ragazza dai grandi occhi curiosi, che in 26 anni di vita hanno visto orrori e sofferenze che la maggior parte della gente non vedrà mai. Quegli occhi guardavano dove altri si voltavano dall’altra parte. Per testimoniare, per raccontare quello che spesso il mondo vuol dimenticare o fa finta di non vedere. Camille lo faceva con le fotografie. Continua a leggere



In moto per il mondo a raccontare la solidarietà

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Anna e Fabio Stojan lavoravano fino a qualche anno fa nel mondo della pubblicità milanese. Appassionati di viaggi hanno abbandonato la carriera per dedicarsi a quello che sognavano: girare il mondo in moto e aiutare chi ha più bisogno. Nei loro viaggi su due ruote fanno tappa in luoghi remoti per visitare progetti solidali che poi raccontano. Due “testimoni” che vedono con i propri occhi e descrivono quanto è stato fatto con i soldi di chi ha donato un aiuto alle popolazioni più lontane. Continua a leggere



Il “lupo solitario” preso a Parigi

il volto del sospetto diffuso dalla polizia


Alla fine lo hanno trovato, in un auto mentre cercava di uccidersi, a nord di Parigi. Si chiama Abdelhakim Dekhar, ha 50 anni, ed è stato condannato a 4 anni di carcere nel 1998aveva fornito il fucile a due giovani rapinatori che nel 1994 uccisero 4 persone per le strade della Capitale. Ma non è stato facile trovarlo nonostante la polizia avesse la sua foto, il suo Dna, i filmati che lo ritraevano mentre entrava nella sede della tv BFM, minacciava gli impiegati con il fucile. E poi di quando entrava nella sede di Liberation e sparava ad un fotografo, Cesar 23 anni, quindi al quartiere degli affari della Defence, sparava davanti ad una banca, sequestrava un automobilista e poi svaniva nel nulla.
Una caccia all’uomo durata tre giorni. Continua a leggere