“Il Medioriente come lo conoscevamo non esiste più e non so cosa ci sarà dopo. Certo bisognerà ricostruire la fiducia tra cristiani e musulmani e non sarà una cosa facile. Ma è necessario farlo”. Padre Pierbattista Pizzaballa è uno di quei frati che parla in modo semplice e che affronta incredibili difficoltà come se nulla fosse. E’ il Custode di Terra Santa, responsabile dei cristiani in Medioriente. Vive a Gerusalemme ma si sposta tra Iraq e Siria dovunque la guerra minacci fedeli, sacerdoti, chiese e monasteri.
“Ad Aleppo” – racconta – “cristiani e musulmani contano i morti ciascuno per conto proprio, secondo la fede di appartenenza. Questo dimostra che non c’è più fratellanza, che ogni rapporto è da ricostruire”. Lo incontro a Roma dove è venuto per parlare di quanto sta accadendo ad un affollatissimo incontro organizzato dalla fondazione Avsi e dalla rivista Oasis.
Padre Pizzaballa, qual è in questo momento la situazione dei Cristiani in Medioriente?
La situazione è drammatica. Quasi due terzi dei cristiani hanno dovuto abbandonare le loro terre. Quelli che sono rimasti, in Siria e in Iraq, sono vittime di persecuzione da parte di Isis e affiliati. In alcuni casi i fedeli hanno dovuto sotterrare i simboli della loro fede, come le croci, svolgendo un vero e proprio funerale. Sono nascoste e le riporteranno in luce quando questa tempesta sarà passata”.
La guerra in Siria e in Iraq sta devastando intere regioni e i loro abitanti. Che cosa resta di quei paesi?
“In Siria ci sono migliaia di rifugiati ma anche milioni di sfollati, che hanno abbandonato le loro case e vivono senza lavoro, scuole, ospedali. Assieme alla ricostruzione materaile di infrastrutture e città servirà anche una ricostruzione dei rapporti tra le persone. La guerra è come un acido che corrode il tessuto sociale“
E’ uno scontro in nome della religione, qualcuno dice tra civiltà. Come si sconfiggono i fondamentalisti islamici?
“L’estremismo non si può vincere solo con la forza ma serve un azione culturale. Non nasce dal nulla, bisogna colpire quell’humus da dove il fondamentalismo proviene. Il dialogo è necessario perché cristiani e musulmani resteranno li. Non possiamo credere che ci sia un miliardo e mezzo di persone con cui non si può dialogare. Ma si dovranno ricostruire gli elementi di fiducia reciproca che questa guerra ha distrutto. E il dialogo di deve basare sulla verità: da dove nasce tutto questo odio?”
Alcuni, sacerdoti e suore, resistono e restano con le loro comunità. Che storie avete raccolto?
“Abbiamo testimonianze meravigliose di fedeltà al proprio credo. Non scappano, difendono i simboli fino all’ultimo, non rinnegano la propria fede, piuttosto di fanno uccidere. Non si rinuncia neppure all’eucarestia nonostante il vino sia proibito. Testimonianze di fede che ci dicono che nonostante questa tempesta il cristianesimo radicato resterà.”
C’è un uomo di fede che era andato per tentare il dialogo e di lui non si sa più nulla da due anni, Padre Paolo dall’Oglio. Voi che notizie avete?
“Nessuna notizia. Noi preghiamo, speriamo. E’ difficile capire chi lo abbia preso e dove si possa trovare ora se ancora vivo.”