Gli attentati di marzo al Museo Bardo (22 morti) di Tunisi e quello di giugno sulla spiaggia dell’hotel Riu Maharba di Sousse (38 vittime) sono collegati tra loro. Ne sono ormai certi gli investigatori britannici che assieme alla polizia tunisina stanno svolgendo le indagini. Non viene però rivelato il nesso tra le due stragi. Fin’ora oltre 150 persone sono state arrestate ma di queste solo una quindicina sembrano direttamente coinvolte nei due attentati.
Dopo aver visionato 370 fotografie e video ripresi durante l’assalto di Sousse e ascoltato 450 testimoni, la polizia britannica è arrivata ad alcune certezze su quanto accaduto, gli stessi elementi che diversi testimoni ci avevano riferito a Sousse subito dopo l’attentato.
Un testimone ci aveva raccontato di aver visto con certezza l’attentatore Saif Al-Deen Al Rezgui arrivare sulla spiaggia con una moto d’acqua o un’altra imbarcazione poi sparita.
Almeno tre dei presenti ci avevano spiegato di aver visto una seconda persona sulla spiaggia con una pistola in mano. Indossava dei pantaloncini rossi.
Due dei turisti ci hanno raccontato di aver sentito i colpi arrivare da due direzioni.
Ora gli inquirenti hanno appurato che Saif non è arrivato in automobile come sostenuto inizialmente dalla polizia ma via mare. E che quasi certamente c’era un secondo uomo armato.
Questa la ricostruzione degli avvenimenti fin’ora fatta dagli investigatori:
– Alle ore 11 e 55 minuti Saif arriva via mare in spiaggia, nasconde il fucile mitragliatore dentro un ombrellone piegato e inizia a camminare sulla battigia. Con lui forse un complice.
– Alle 12 l’uomo estrae il mitra e spara contro un turista che stava facendo parachuting, il paracadute trainato da un motoscafo. Poi inizia a sparare su quanti sono sui lettini
– Alle 12 e 05 segue i turisti in fuga all’interno del perimetro dell’hotel sparando su quanti si trovano in piscina. A questo punto molti vedono un secondo uomo armato fuggire.
– Alle 12 e 10 Saif sale al primo piano negli uffici e poi torna in spiaggia e cammina lentamente fino ad una stradina laterale asfaltata che porta lontano dal mare. Si incammina qui.
– Alle 12 e 15 alcuni operi lanciano mattoni dal tetto di un edificio in costruzione per cercare di fermarlo. Arriva finalmente la polizia e uccide l’attentatore.
E’ chiaro che ha la strage di Sousse (durata oltre 20 minuti) è stata possibile per la mancata presenza di guardie armate tra i sorveglianti dell’albergo e per lo scarso coordinamento tra questi e la polizia giunta sul posto. La rete terroristica che l’ha resa possibile deve però ancora essere portata alla luce come i molti misteri che ancora circondano l’attentato al museo Bardo di Tunisi compiuto da due terroristi rimasti uccisi, Yassine Labidi, originario di un quartiere popolare di Tunisi, e Jabeur Khachnaoui, originario di Kasserine. Con loro c’era certamente con un terzo complice non ancora catturato. Secondo le autorità tunisine conoscevano ed erano in contatto con Saif Al-Deen Al Rezgui, l’attentatore di Sousse. Facevano parte della stessa organizzazione?