Come uno tsunami, ma prevedibile

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La zona indiana del Tamil Nadu. Solo in quell'area diecimila morti


Il super tifone Hayan che ha devastato le Filippine è stato da molti paragonato allo tsunami che il 26 dicembre 2004 sconvolse il sud est asiatico. Città sventrate, edifici spazzati via, alberi, pali della luce e detriti sparsi ovunque. Immagini che ricordano i giorni terribili di 9 anni fa quando Indonesia, Sri Lanka, India e tanti altri paesi vennero investiti dall’onda anomala più terrificante dell’ultimo secolo. Io andai tra quelle macerie per raccontare quanto era accaduto e vidi con i miei occhi una distruzione inimmaginabile: sembrava fosse esplosa una bomba atomica. Lungo tutta la costa non c’era più nulla. Solo macerie.

Lo Tsunami del 2004 fece quasi duecentomila morti e danni incalcolabili. Interi villaggi vennero spazzati via. I campi agricoli invasi dall’acqua salmastra per chilometri e resi sterili. Nelle Filippine ancora è impossibile un conteggio preciso, ma anche qui l’intera fascia costiera è stata devastata. C’è però una bella differenza: l’onda anomala del 2004 venne causata da un improvviso e imprevedibile terremoto. La marea raggiunse in pochi minuti i paesi più vicini e ci mise alcune ore a toccare quelli più lontani. La lezione venne compresa e da allora sono stati istituiti centri di allarme che segnalano in tempo reale le alterazioni del moto marino in grado di diramare l’allerta alle popolazioni. Accade ormai sempre più spesso che dopo una forte scossa sismica scatti l’allarme tsunami, che poi il più delle volte per fortuna rientra senza conseguenze. Meglio però essere vigili che non esserlo.

Stavolta il tifone Hayan invece era previsto e con un ampio margine di tempo. Si sapevano da giorni la sua rotta e la forza dei venti. Perché le autorità non hanno allontanato le popolazioni dalle aree più a rischio e dalle zone costiere? Perché migliaia di persone non sono state salvate?

Pochi mesi fa mi è capitato di andare in un arcipelago giapponese colpito spesso dai tifoni a fine estate. Ebbene, c’erano enormi barriere a protezione dei centri abitati. Quando ne è arrivato uno gli altoparlanti sparsi per il paese aggiornavano in tempo reale la popolazione. Chiusi alberghi, ristoranti, centri turistici. Sospesi collegamenti marittimi e aerei.

E’ vero che nel 2005 anche Katrina ha provocato centinaia di vittime, ma la città di New Orleans venne evacuata dall’esercito prima dell’arrivo dell’uragano. Rimase solo chi voleva e venne radunato nel grande stadio cittadino. Migliaia di uomini della protezione civile rimasero sul posto. E dire che non è considerato un esempio di protezione civile tra i più riusciti. Ma quando i fiumi gonfi d’acqua per l’uragano ruppero gli argini e sommersero la città, le autorità avevano fatto il possibile. Nelle Filippine non mi pare proprio.