“Io rapita come schiava dell’ISIS”

“Ero al mio villaggio con la mia famiglia quando sono arrivati i miliziani dello Stato Islamico. Hanno separato le donne dagli uomini e quella è stata l’ultima volta che ho visto mio marito”
Incontro Amsha (nome di fantasia scelto da lei) 19 anni, in un luogo segreto vicino a Dohuk, nel Kurdistan a nord dell’Iraq a circa 80 chilometri da Mosul, capitale irachena del Califfato. La ragazza racconta con lucidità come è finita tra le schiave sessuali dell’Isis.

“A noi donne hanno chiesto di che religione eravamo. Quando abbiamo risposto che eravamo yazide ci hanno detto che questo era un problema e ci hanno portato a Mosul. Li ci hanno rinchiuso in una grande sala dove ogni giorno venivano degli uomini a sceglierci. Eravamo una ventina. Le prime ad essere portate via sono state le più belle e le più giovani.” Poi il volto di Amsha si fa scuro.

“Una notte tre ragazze per non finire così si sono tagliate le vene e si sono lasciate morire”.

IMG_2713Amsha prosegue.
“Dopo alcuni giorni un uomo mi ha scelto e mi ha portato a casa sua. Quando gli ho spiegato che ero già sposata ed aspettavo un bambino mi ha rinchiuso in soffitta. Poi mi ha portato una medicina per farmi abortire. Io ho finto di prenderla e quella notte, mentre tutti dormivano, ho forzato la porta e sono fuggita”.

Amsha dopo aver camminato per ore ha trovato un anziano che l’ha aiutata ad arrivare nel Kurdistan iracheno dove ha dato alla luce il suo bambino.

Le terribili storie delle donne rapite, spesso violentata e poi fuggite dagli uomini dell’Isis arrivano nei campi di accoglienza ma spesso per queste ragazze non è facile reinserirsi nelle loro comunità.
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Giampaolo Silvestri dell’AVSI che collabora in loco con la Caritas per sostenere i profughi spiega che “serviranno dei programmi per proteggerle nel futuro sia dalla comunità dove sono tornate che spesso le rifiuta, sia garantendo loro una possibilità di vita diversa dopo tutto quello che hanno subito, quindi anche con un percorso di recupero psicosociale della loro persona.”