Independent under the skin
Per decenni la guerra tra IRA e militari britannici in Irlanda del Nord è stata sulle prime pagine dei giornali mondiali. Poi è arrivata una tregua, mai firmata, e non se ne parla più. Sotto la cenere però il fuoco indipendentista arde ancora e il fotografo italiano Erik Messori per due anni e mezzo è stato nei luoghi segreti dell’IRA tra i protagonisti di quelle pagine di storia e sangue per raccontarlo. Le sue straordinarie fotografie (dal titolo “Indipendence on the skin”) vengono esposte alla Red Barn Gallery di Belfast dal 4 febbraio al 23 aprile. Ne abbiamo parlato con l’autore Erik Messori, fotoreporter che lavora per le più importanti riviste internazionali, pluripremiato e tra i fondatori del collettivo CAPTA, nato da poco ma già emergente nel panorama fotografico italiano.
Come è stato realizzato questo progetto fotografico?
Questo progetto fotografico è frutto di due anni e mezzo di lavoro, e ha richiesto tante energie e risorse. Un progetto che è arrivato quasi naturalmente quandosi cerca di scavare nella storia dell’Irlanda. Quando mi sono accorto di essere uno dei pochi ad avere un accesso così intimo e unico nel suo genere, mi sono sentito carico di energie e voglia di far bene, ma anche di responsabilità di realizzare al meglio un progetto così difficile.
È stato rischioso entrare in contatto ed ottenere la fiducia di chi ha partecipato alla lotta armata?
E’ stato un processo lungo di accettazione e di studio da entrambe le parti, a volte estenuante. però più mi immergevo in questo progetto più trovavo le energie.
Che ambiente è quello che hai frequentato per fare queste foto?
L’ambiente è un ambiente difficile per vari motivi immaginabili. Essere a contatto quotidianamente con persone con un forte credo e una motivazione incorruttibile, disposti a tutto per realizzare il proprio sogno, non è facile. L’essere analizzati e nei primi tempi guardati (giustamente) con sospetto è inevitabile.
Perché hai scelto questa storia, in qualche modo lontana dall’attualità?
Non dimentichiamoci che è stata definita la guerra più lunga al mondo, c’è una tregua in atto, anche se non è mai stata firmata la fine delle ostilità. Perché mi sembra giusto capire e guardare da una diversa angolazione una parte della storia contemporanea. L’ attualità di oggi non permette l’ approfondimento e c’è un appiattimento verso la superficialità dettato dalla velocità dei giorni nostri.
Dove sono state pubblicate le foto e che accoglienza hanno avuto in Irlanda?
Sono state pubblicate su diversi magazine di livello internazionale come L’OBS (Francia) e Publico (Portogallo). E sono state esposte in Portogallo, Repubblica Ceca e Thailandia. In Irlanda hanno avuto un notevole successo, questa mostra è la prova che l’interesse sull’argomento è ancora vivo.
Che genere di fotografie ami fare e quali sono i tuoi prossimi progetti?
Trattando maggiormente temi sociali in zone difficili, personalmente preferisco lavorare sui progetti a medio- lungo termine per avere il tempo necessario per capire e fondermi con la tematica del progetto. Questo mi permette di avvicinarmi con la dovuta sensibilità per realizzare un reportage da dentro la storia.
Per approfondire: http://www.erikmessori.com/ e http://www.capta-images.com