“Dalla luna al vento” (Tempesta Editore) è un libro dedicato alle donne con ritratti femminili realizzati in vari paesi del mondo da Luciano del Castillo, fotografo di guerra siciliano, partito dal Laboratorio d’Informazione Fotografica di Letizia Battaglia e ora nella redazione Immagini della agenzia ANSA. Ecco la sua intervista.
Perché hai scelto di fare un libro tutto di ritratti di donne?
L’idea mi è nata ascoltando le brutte storie di cronaca quotidiana di violenza contro le donne, dal femminicidio al rapimento e allo stupro come arma di guerra, fino all’acido contro le studentesse per non farle studiare. Ho cominciato così a pensare a me, al mio rapporto con le donne e come un uomo potesse comportarsi in maniera così orrenda. Successivamente il mio pensiero è andato alle donne che ho incontrato a cominciare da mia madre che mi ha partorito e ai suoi racconti di profuga, alle donne che ho conosciuto e, da fotografo, a quelle che avevo immortalato tra un assignment e l’altro. Quei fantasmi venivano rintracciati dentro l’archivio fotografico e piano piano hanno preso corpo sul monitor. Così il progetto ha preso forma.
Che donne hai incontrato nei tanti paesi dove hai lavorato? Ci sono dei tratti comuni?
Ho conosciuto tante donne nelle situazioni più diverse ma, come si può anche vedere nel libro, ne ho sottolineato la dignità, la fierezza, anche nei peggiori momenti che stavano vivendo.
Come scegli quali soggetti fotografare?
Sono i soggetti che mi scelgono. In realtà ho un’attenzione visiva costante, fai conto come una telecamera che registra continuamente, io “vedo” e mi attivo nel momento in cui qualche cosa mi attrae. E quando c’è il soggetto giusto, la luce giusta ho già fatto la foto. Io amo fotografare, è il mio linguaggio, io come dico ai miei allievi sono come un vocabolario: traduco in immagini le sensazioni, le emozioni, la luce e quant’altro, come quando un interprete in tempo reale ti spiega cio’ che ha detto un’altro di cui non conosci la lingua. E più il fotografo è affidabile, più il pubblico si affeziona e ti segue. Come in tutti i rapporti umani. Chi guarda le mie foto sa che c’è poca post produzione poco photoshop e più sentimento.
E’ più difficile fotografare una donna di un uomo? Hai mai avuto problemi da parte dei familiari delle donne ritratte?
E’ difficile fotografare entrambi soprattutto quando attorno c’è il disastro, il vuoto, la paura, il disagio. Non tutti amano essere ripresi mostrando le loro debolezze, nei loro momenti peggiori, se vuoi. Con le donne c’è sempre un’attrazione e perché no? Una sorta di corteggiamento reciproco, un gioco per cui mi viene più naturale; Alcune volte sono stato mandato a quel paese, ma è successo 2 3 volte.
Quando scatti cerchi prima di stabilire un contatto con la persona o tenti di coglierla di sorpresa?
Credo che sia essenziale, soprattutto in questa epoca di grande esposizione mediatica, di “nessuno” catapultati sugli schermi Tv e quindi che hanno maturato una conoscenza sul come porsi davanti ad un obiettivo, sul come essere affabili, interessanti etc, sia essenziale non essere visto, sia importante scattare il momento prima che si “mettano a posto”. Poi gli dici che li hai fotografati. Altrimenti perdi l’autenticità.
Hai alcuni ricordi più vivi legati alle donne che hai fotografato?
Guarda ho una storia legata a ciascuna. In più, con tutti i soggetti fotografati, si forma una sorta di fratellanza, rimangono con te per sempre, tu rientri e poi senti che il posto dov’eri non esiste più o cose del genere, però tu loro ce li hai nell’archivio e i fantasmi a volte vengono a trovarti e ricordi una foto piuttosto che un’altra la tiri fuori , la guardi ti viene un’idea e sai che per te esisteranno sempre. La foto delle tre adolescenti brasiliane, per esempio, l’adoro perché in quegli sguardi, in quella solidarietà femminile, c’è tutto il nostro sbocciare.
Che attrezzatura usi per scattare le tue foto?
Ho sempre usato reflex di ultima generazione, ma da quest’anno ho deciso di ritornare alle origini, a quando ho cominciato questo lavoro e quindi a scattare pochissimo (allora perché c’era il negativo che ti limitava a 24 max 36 pose) e decidere cosa, chi e come fotografare. Ad avere “la” foto o niente. Quindi ho un’ottima mirrorless con ottiche intercambiabili, ma ottiche fisse, anche queste frutto di questa scelta: con gli zoom avvicinavi allontanavi e facevi entrare tutto. Con l’ottica fissa decidi tu l’inquadratura e come agli inizi quasi mai “tagli” il file.
Un augurio alle donne del mondo per l’8 marzo?
L’augurio è quello di continuare a partorirci senza odio, nonostante il male che spesso gli uomini fanno. Di non combattere solo sul fronte della parità economica, ma soprattutto sul fronte culturale, sociale, dell’euguaglianza. E di impegnarci di più, tutti, contro la violenza di genere.