Il Venezuela tra caos e malcontento

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Da febbraio il Venezuela è scosso da manifestazioni, scontri e violenze. Il numero delle vittime (oltre venti) continua a crescere mentre il governo del Presidente Maduro non riesce a riportare l’ordine. Ci spiega quello che sta accadendo Luis Turinese, un giornalista e fotografo venezuelano.

Come è la situazione in questi giorni in Venezuela?
La situazione resta molto tesa, le strade delle principali città del paese sono bloccate o chiuse da manifestanti che impediscono il normale svolgimento delle attività quotidiane. Poi ci sono dimostrazioni e marce contro il governo che in alcuni luoghi degenerano in violenze con camion, automobili, pneumatici incendiati e scontri con la polizia o la guardia nazionale. Attualmente i negozi e centri commerciali sono chiusi e le strade di notte rimangono deserte.

Come è cominciato tutto?
Il conflitto è esploso nel mese di febbraio nella città di San Cristobal nella provincia del Táchira, dopo le proteste degli studenti contro lo stupro di una studentessa all’interno dell’Università delle Ande. La violenta repressione della proteste e l’arresto di molti studenti ha portato a manifestazioni in tutto il paese fino al 12 febbraio, quando c’e’ stata la marcia a Caracas, guidata dal leader dell’opposizione Leopoldo Lopez. Oltre a chiedere la liberazione degli studenti, si protestava per la situazione economica e per il dilagare della criminalità. Nel corso della marcia due persone sono state uccise e a questo punto la situazione è degenerata.

IMG_1768Perché la gente scende in strada?
Quello che sta accadendo nel paese è frutto dell’accumulo di un sacco di problemi che colpiscono la popolazione: a causa della cattiva gestione da parte del governo negli ultimi anni c’è un forte malcontento. Siamo un paese ricco con le più grandi riserve di petrolio del Sud America e abbiamo un dei peggiori tassi di inflazione al mondo. E’ difficile ottenere valuta estera per l’acquisto di materie prime per le aziende, scarseggiano i beni primari. Poi c’è la criminalità: ogni anno aumenta il numero dei morti di violenza, nel 2013 più di 20.000. Non si contano rapimenti e rapine.

Chi sono i giovani che manifestano contro il governo?
I giovani sono soprattutto studenti universitari provenienti da università pubbliche e private che non si sentono soddisfatti dalle politiche del governo attuale che sembrano chiudere le opportunità per un futuro di certezze e di un Paese prospero.

La repressione della polizia è andata oltre le regole?
Basta vedere il gran numero di materiale fotografico e audiovisivo sui vari social network per rendersi conto che la repressione della polizia e delle forze armate, come la Guardia Nazionale, ha superato i limiti. Donne anziane sono state picchiate senza motivo, molti sono stati arrestati semplicemente perché si trovavano in strada. Più di 1.200 persone sono state incarcerate e più di 300 ferite.

Che differenza c’è tra il presidente Maduro e il predecessore Chavez?
Penso che la differenza principale sia che Nicolas Maduro non è riuscito ad entrare veramente nel cuore dei seguaci del defunto presidente Chavez. L’ex presidente aveva la capacità di coinvolgere la gente e questo gli permetteva di superare grandi ostacoli e situazioni complesse.

Come andrá a finire questa crisi?
Penso che questa crisi finirà quando ci sarà un dialogo vero tra il governo e tutte le parti interessate. Servono misure concrete a breve termine per consentire al paese di uscire da questa situazione , soprattutto un cambiamento della politica economica. Inoltre, dovrebbe cessare l’uso della forza eccessiva della polizia contro i manifestanti. Un altro punto chiave è la liberazione dei prigionieri politici , degli studenti, del leader dell’opposizione Leopoldo Lopez, che è in carcere in attesa di una decisione del tribunale per il suo presunto coinvolgimento in scontri a Caracas. Serve poi il ritorno della libertá di espressione.

Hai assistito personalmente agli scontri?
Io come fotografo ho visto una la violenza nella mia città. Posso testimoniare l’uso eccessivo della forza da parte della polizia.

Come fotografo, hai la libertà di raccontare quello che vedi?
Io lavoro in modo indipendente, così ho una certa libertà di diffondere le mie immagini, ma molti colleghi che vogliono mostrare la realtà di quello che sta accadendo non possono per la censura e l´autocensura che limita la diffusione dei fatti.

Quali sono le difficoltà per i giornalisti e i fotografi in questa situazione?
La difficoltà è che a un giornalista non è concesso il diritto di seguire un evento. Si contano 89 giornalisti tra nazionali e internazionali aggrediti, derubati , arrestati o espulsi del paese da quando la crisi si è iniziata.