Zone di crisi

“Non fate finta di non vedere quello che sta accadendo nel mio paese”. Lo scrittore Alidad Shiri con l’UNHCR per l’Afghanistan

La popolazione afghana allo stremo

 

L’appello è accorato. Viene da chi con un viaggio rischioso ha abbandonato 17 anni fa il suo paese. Aveva appena 14 anni all’epoca Alidad Shiri, fuggito da solo da Gazni in Afghanistan e arrivato a Venezia nascosto sotto ad un Tir sbarcato dalla Grecia. Ora è un giornalista e su quella fuga ha scritto un libro  “Via dalla pazza guerra” (HarperCollins).

“Temo che tantissimi ragazzi saranno costretti a fuggire di nuovo dall’Afghanistan” mi spiega “ma soprattutto che nei prossimi mesi molti muoiano di fame e stenti se l’Occidente non li aiuta”. Alidad lancia il suo appello assieme all’UNHCR con la campagna di raccolta fondi “Non lasciamoli soli”. E spiega perché è necessario aiutare subito gli afghani, non i talebani al potere, e perché ci sono motivi per restare ottimista.

Lo scrittore Alidad Shiri

 

“In Afghanistan siamo ad un passo dalla catastrofe umanitaria. Molte donne, rimaste vedove o abbandonate dai mariti, non possono più lavorare e non hanno soldi per sfamare i figli. Ci sono notizie di madri che hanno venduto i bambini o i loro organi. Ventitre milioni di persone patiscono la fame. Il sistema sanitario è al collasso.

E i talebani arrivati al potere la scorsa estate che stanno facendo?

“Governano con la paura. Le ragazze che per venti anni hanno sfidato l’integralismo e il maschilismo sono adesso costrette a vivere nascoste. Devono cambiare casa e non possono uscire per non essere riconosciute. Intanto la povertà aumenta, i prezzi crescono, non ci sono più i soldi per gli stipendi e spesso neppure più i posti di lavoro. Chi governa non è in grado di gestire il paese, pensa solo alla teologia e ad intimidire il popolo con la violenza. Quanti hanno studiato o sono preparati sono stati allontanati dai posti di governo e dai ministeri. E ora pensano solo a come andarsene.

 

Fame e freddo

Diciassette anni fa tu sei fuggito. Pensi che oggi per la gioventù afghana non ci sia alternativa ad andarsene?

Purtroppo si. Ci sono 4 milioni di bambini che non vanno a scuola. Gli insegnanti non vengono pagati. Per molti non c’é futuro rimanendo in Afghanistan. Molti cercheranno di venire in Europa, ma tanti non hanno neppure i soldi necessari per pagare i trafficanti.

Che cosa possiamo fare noi?

Noi non possiamo far finta di non vedere quello che sta accadendo. Certo non possiamo dare soldi che finiscano ai talebani. Però attraverso organizzazioni umanitarie come l’UNHCR possiamo aiutare la popolazione. E chiedere ai talebani di rispettare i diritti delle donne, la libertà di espressione, il rispetto delle minoranze religiose ed etniche. Fino a quando non lo faranno non possiamo riconoscere il loro governo. 

 

Distribuzione di aiuti

Quali sono stati gli errori dell’Occidente in questi venti anni?

Sono stati sostenuti e finanziati i signori della guerra, corrotti e ambiziosi. Non è stata fermata l’influenza di paesi limitrofi come il Pakistan o altri paesi sunniti che hanno finanziato e armato i talebani. E poi i soldati afghani che hanno combattuto per anni pagando un prezzo altissimo, 85 mila morti, un giorno hanno visto gli Stati Uniti fare accordi con il loro nemico, i talebani, che hanno portato alla scarcerazione di migliaia di terroristi. Senza che il Governo afghano fosse neppure consultato.

Perché gli afghani non riescono a darsi un governo che li rappresenti e ad uscire dalla spirale delle guerre e delle violenze?

Perché l’Afghanistan è il campo di gioco dei paesi vicini, Pakistan, India, Russia, Cina. Perché manca un pensiero politico unificante e perché la società è frammentata tra clan, tribù ed etnie diverse. Io però sono ottimista. Sono in contatto con tanti giovani afghani espatriati in giro per il mondo. Sta nascendo la consapevolezza delle necessità di costruire un pensiero politico per il futuro. E poi perché la società afghana è cambiata: non è più quella di venti anni fa sottomessa ai talebani. Le donne nel frattempo sono diventate parlamentari, avvocati, giudici, giornaliste. Sono loro il cuore del cambiamento e dell’opposizione. Forse anche i talebani, o alcuni al loro interno, se ne rendono conto. Resto convinto che – non so quanto tempo servirà – gli afghani si sveglieranno. E spero di poter tornare quel giorno nel mio paese.

“Non lasciamoli soli”

L’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR) lancia la campagna “Non lasciamoli soli” per rispondere alla dilagante emergenza in Afghanistan: dal 13 febbraio al 6 marzo, tutti possono contribuire donando con un SMS o chiamando il 45588.

Ciascuno potrà contribuire a realizzare gesti che possono veramente fare la differenza: distribuzione di tende e beni essenziali per le famiglie, kit per l’igiene, coperte, stuoie per dormire e stoviglie per cucinare, coperte, indumenti invernali, mascherine, saponi e gel disinfettanti, taniche per l’acqua. UNHCR sta anche finanziando la costruzione di 9 cliniche, di 19 scuole e di altri centri di formazione per giovani e di un centro servizi per donne.

Altri canali per donare:

 

 

 

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