Zone di crisi

Fabbrica del sorriso con i bambini di strada di Nairobi

Bambini nella discarica di Nairobi

C’è un odore che stordisce, ti prende la gola e ti fa bruciare gli occhi nella discarica Dandora di Nairobi. Ci sono giganteschi uccelli, avvoltoi che qui chiamano marabù, che si aggirano tra i rifiuti alla ricerca di qualche cosa da mangiare. E ci sono tanti bambini, vestiti di stracci, sporchi e tristi, che vagano tra le montagne di immondizia con un sacco sulle spalle dove mettere quello che trovano: plastica o altri oggetti da riciclare oppure anche loro qualcosa da mangiare.

La discarica Dandora a Nairobi

Dicono che siano 100 mila i ragazzini che sopravvivono in un modo o nell’altro nelle strade della capitale del Kenya, dove il boom economico ha portato una manciata di grattacieli per pochi ricchi e lasciato la miseria delle baraccopoli per quasi tutti gli altri. Ogni notte nelle sterminate bidonville gruppetti di bambini cercano un giaciglio, stretti gli uni agli altri, in qualche anfratto o tra l’immondizia. Per non restare soli ed evitare di diventare vittime di abusi sessuali o dei poliziotti corrotti. Molti di loro sono scappati dalle famiglie perché vittime di violenze o semplicemente perché non ci sono i soldi per comprare le divise necessarie per andare a scuola. Si fanno coraggio e ingannano la fame inalando colla da piccole bottigliette di plastica che nascondono sotto giacche sudice e strappate .

Colla da inalare per scacciare la fame

Con James Waithaka, volontario di Amref, percorriamo a piedi le zone più povere della capitale. Lui conosce quasi tutti i bambini di strada e ogni giorno li incontra. “Parliamo, li ascolto, cerco di capire i loro problemi, voglio che sappiano che c’e’ sempre qualcuno che li può aiutare”. Incontriamo David, 12 anni, una giacca impermeabile lercia che indossa con una certa eleganza. Ha uno sguardo intelligente, parla da adulto e conosce l’inglese. I suoi sono alcolizzati e lui non vuole tornare a casa. Mi mostra la colla che ogni pochi minuti sniffa. “So che fa male” spiega “ma è l’unica cosa che mi fa dimenticare di essere solo”.
Poco oltre incrociamo Morris, che non sa neppure dire quanti anni ha. Sguardo allucinato, una giacca rossa unta, un berretto calato sulla testa. A casa un padre che lo picchia.

I volontari AMREF al lavoro

David e Morris accettano di venire con James al centro diurno Amref di prima assistenza che dal 1999 ha assistito migliaia di piccoli. Qui i bambini di strada trovano un pasto caldo, un medico, la possibilità di lavarsi e rivestirsi. E poi, se decidono di lasciare fuori la colla, possono accedere al vicino Children Village di Dagoretti, un moderno centro realizzato nel 2011, dove insieme a tanti altri ragazzi come loro hanno la possibilità di studiare, imparare a fare teatro, musica, cinema, ma anche tecniche agricole e altri mestieri. Quello che serve per una vita diversa. “Un modo per ritrovare la fiducia in se stessi e iniziare un percorso che li riporta a scuola e li sostiene negli studi futuri” spiega Andrea Bollini, responsabile del progetto Amref.

Lezione di musica a Dagoretti

Chissà se David e Morris ce la faranno. Intanto li salutiamo mentre indossano le maglie della squadra e iniziano una partita a pallone insieme agli altri ragazzi salvati da un destino segnato.

Io con David e Morris

Il progetto per i bambini di strada di Amref in Kenya fa parte della quindicesima edizione della Fabbrica del Sorriso di Mediafriends. Dal 14 al 28 ottobre è possibile donare attraverso l’invio di un SMS al 45522. Perché i bambini vengono prima di tutto.

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