Zone di crisi

Il rischio “lupi solitari”


L’uomo che ha sequestato 17 persone nella caffetteria di Sidney si chiamava Man Haron Monis. Era di origini iraniane e dal 1996 residente in Asutralia. Un personaggio controverso, che si faceva chiamare “sceicco” e faceva campagne contro l’invio dei soldati in Afghanistan. La giustizia lo conosceva: denunce per violenze sessuali e sospettato per la morte della ex moglie. Eppure era libero e l’antiterrorismo non pensava potesse colpire come ha fatto. Da solo.

Man Haron Monis

Per assurdo i servizi di sicurezza affrontano più facilmente il rischio derivante da organizzazioni estremiste ben strutturate, con canali di finanziamento, approvvigionamento di armi e organigramma gerarchico ben delineato. Molto più difficile scovare i cosidetti “lupi solitari”, soggetti influenzabili dalla chiamata alle armi del terrorismo che conducono una vita all’apparenza normale, senza essere affiliati a gruppi. Quasi sempre con problemi personali alle spalle, magari frequentatori di moschee e siti fondamentalisti, ma come tantissimi altri, senza nulla che li possa portare all’attenzione degli investigatori prima che balzino agli onori della cronaca per la loro personale Jihad.

Michael Zehaf Bibeau

E’ quanto è successo lo scorso ottobre quando il canadese Micheal Zehaf Bibeau, 32 anni, Eex tossicodipendente pluripregiudicato ha assaltato il Parlamento di Ottawa in nome dello stato islamico uccidendo un soldato prima di essere ucciso a sua volta da un agente. Prima ancora, nel 2013, a farsi suggestionare dalla Jihad fino a colpire con bombe fatte in casa la maratona di Boston erano stati i fratelli cenceni Carnaev.

Džochar e Tamerlan Carnaev

il rischio lupi solitari è imprevedibile e può colpire ovunque. proprio per questo la propaganda dell’ISIS punta su di loro, li invita ad uccidere gli infedeli in ogni modo, costruendosi ordigni casalinghi o persino investendoli con la propria auto. E’ il terrorismo 2.0.

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