L’Afghanistan si avvia a diventare un “Narco-Stato”: le piantagioni di oppio raggiungeranno quest’anno i 250 mila ettari, quasi il doppio rispetto ai 138 mila di appena quattro anni fa, superando così le aree di produzione di coca di tutto il Sud America. Il paese asiatico produce ormai l’85 per cento dell’eroina mondiale, con un giro d’affari da oltre tre miliardi di dollari.
L’allarme arriva dall’annuale rapporto Sigar (ispettorato generale per la ricostruzione dell’Afghanistan) e dal capo dei servizi antidroga russi Viktor Ivanov, secondo il quale ogni anno nel martoriato paese vengono prodotte 150 miliardi di dosi. Nonostante le campagne promosse dalle Nazioni Unite per cambiare le coltivazioni e la presenza delle forze militari straniere, i campi del deserto afghano continuano a fiorire di papaveri da oppio. Secondo Ivanov tre mila tonnellate di eroina purissima sono già pronte ad invadere i mercati della Russia, dell’Asia e dell’Europa.
Secondo gli esperti dell’United Nations Office on Drugs and Crime la produzione annuale di droga è arrivata a 5500 tonnellate, con una crescita del 49 per cento tra il 2012 e il 2013. Sembrano dunque un fallimento gli sforzi della guerra alla droga dichiarata dall’America nel 2001 costata fin’ora oltre 7 miliardi di dollari. Il ritiro delle forze della coalizione internazionale previsto per il 2016 potrebbe peggiorare la situazione lasciando campo libero ai trafficanti.
In molti casi sono stati provati i legami tra i talebani e i produttori di oppio e nello stesso governo afghano molti uomini politici sono sospettati di collegamenti con i “signori della droga”. Nel 2014 gli attacchi degli “insorti” sono stati in media 61 al giorno, tornati ai livelli del 2011, e la produzione di papavero da oppio, che alimenta il giro d’affari degli estremisti, è più che raddoppiata rispetto agli anni ’90. Lo afferma il quarto rapporto Sigar , presentato giovedì al Congresso americano.
La provincia di Helmand ha circa la meta’ della produzione afghana di oppio, che, trasformato in eroina, prende la rotta dell’Europa e dell’Asia, essenzialmente via Pakistan e Iran.