Zone di crisi

Iraq: in fuga dalla guerra

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Le fotografie che ho scattato nel campo profughi di Baharca, a pochi chilometri da Erbil, nel Kurdistan iracheno. E’ qui che arrivano quanti fuggono dall’avanzata dello Stato Islamico e questo è il campo visitato dal premier Matteo Renzi il 20 agosto. Nel caldo e nella polvere, ci vivono 3 mila sfollati, in tende frustate dal vento oppure in spazi delimitati da teli sotto un grande capannone di cemento. Marzio Babille dell’Unicef è il responsabile delle Nazioni Unite per l’Iraq. Lo abbiamo intervistato.

“In questo campo ci sono circa tremila persone, Questo campo nasce come campo per i profughi siriani, è stato poi riadattato quando i profughi siriani hanno trovato una collocazione, ed è diventato un campo di transito. Qui sono arrivati quanti sono scappati da Mosul, alcune famiglie yazide e cristiani”.

Da quanto tempo sono qui?

“C’è un grande movimento di popolazione, questa è la caratteristica di questa crisi. Un grande movimento di gente tra i campi di transito e altri luoghi di riaggregazione su base etnico religiosa”.

Di che cosa c’è più bisogno in questi giorni?

“C’è bisogno di campi. I rifugiati sono duecentocinquanta mila, troppi. La copertura delle Nazioni Unite è del 30, 31 per cento e noi abbiamo bisogno di campi prima che arrivi l’inverno. questo richiede un grande sforzo bilaterale da parte dei governi. Il governo turco ha già preso impegni per realizzare tre campi”.

E l’Italia cosa può fare?

“Anche l’Italia può fare una grande parte. Un campo da diecimila persone con servizi costa cinque milioni di dollari. Secondo me si può fare.”

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