La festa del fuoco, tra scontri e speranze

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Sulle montagne della Turchia, dell’Iraq, dell’Iran e della Siria le popolazioni curde hanno festeggiato il Newroz, la festa del fuoco, l’inizio della nuova stagione secondo la tradizione zoroastriana. Per “zone di crisi” in esclusiva le fotografie della grande festa celebrata il 21 marzo all’insegna dei colori (giallo, rosso e verde, simbolo del Kurdistan) tra balli, canti e comizi. In Turchia la celebrazione che da due anni non è più vietata dalle autorità ha visto una grandissima partecipazione soprattutto nella città di Dijarbakir (oltre due milioni di persone), Semiurfa e Istanbul, dove però al termine del raduno si sono registrati scontri con le forze di sicurezza.

“Fino a qualche tempo fa” – ci racconta una ragazza di Djiarbakir, nella Turchia orientale – “solo se cantavi una canzone curda, ballavi o accendevi un fuoco potevi essere arrestato”. A Dijarbakir, davanti ad una immensa folla festante, è stato letto un messaggio del leader curdo Abdullah Ocalan dalla prigionia sull’isola di Imrali in cui invita il governo e i curdi a proseguire con serietà il dialogo avviato ad Ankara che porti alla pace dopo anni di guerriglia sulle montagne, migliaia di morti e centinaia di arresti. Da oltre un anno il Pkk, il partito dei lavoratori curdo, ha annunciato il cessate il fuoco. “Non avevamo paura della guerra, non avremo nemmeno paura della pace”, ha concluso Ocalan che è in carcere dal 1999.

Il governo del premier Recep Tayyip Erdogan ha avviato una serie di leggi volte a rafforzare i diritti delle minoranze, autorizzando l’istruzione in curdo nelle scuole private. Ma i curdi sostengono che queste riforme non bastano e chiedono la liberazione dei prigionieri politici, fra cui lo stesso Ocalan, e il diritto all’insegnamento in lingua curda nelle scuole pubbliche.

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