Afghanistan: l’Italia lascia Shindand


Con una breve cerimonia l’Italia ha lasciato la base operativa di Shindand, a metà strada tra Herat e Farah, l’ultima delle basi avanzate della missione Isaf. Ora la struttura, come già per le altre basi della zona, passa sotto controllo dell’esercito afghano che dovrà essere in grado di reggere l’offensiva talebana da solo.

Nelle fotografie la cerimonia con la firma del Colonello Franco Merlino, comandante dell’Unità TSU, dell’atto in cui si formalizza il passaggio alle autorità afghane della base operativa avanzata La Marmora. Ormai il grosso degli italiani si concentra nella base di Herat e il contingente continua a ridursi di numero: il disimpegno, oggi entrato nella fase 5, sarà completato entro il 2014. A seguire questa delicata fase di ritiro, che consiste in una gigantesca operazione di rimpatrio di mezzi e strutture con navi e aerei, ci sarà la Brigata Sassari in partenza in questi giorni dalla Sardegna. Poi toccherà alle forze armate afghane, grazie anche all’addestramento italiano, garantirela sicurezza nel paese dove si teme un’offensiva degli insorti. L’Afghan National Army conta oggi su circa 190.000 unità; l’Afghan National Police circa 150.000 uomini; l’Afghan National Air Forcecirca 7000 militari, con circa 100 aeromobili. Negli scorsi mesi gli italiani hanno lasciato le basi di Bala Murghab, del Gulistan e di Bakwa, Farah, e Bala Balouk nei dintroni di Shindand. Anche gli Stati Uniti e gli altri alleati stanno lasciando il paese ma non hanno precisato quanti uomini resteanno sul campo per sostenere la nascita della debole democrazia afghana.

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